13 oct 2010

"H" come Hiking

Hiking...
Che?
Hiking!
E che è?

Escursionismo. Questa la traduzione.
Sulla carta ovviamente...con il Google Translator!

Eh sì, andiamo. Andiamo a fare questo hiking, in Vermont, questo fine settimana!
Tutta eccitata compro pantaloni per fare hiking, mutande da hiking, fazzoletti da hiking, zainetto da hiking...tutto hiking.

Col compagno Baffo e il suo truck azzurro Napoli (un vecchio modello del '70) andiamo a far un poco di provviste giacché, a parte fare hiking, pernotteremo in un bosco e quindi bosogna andare preparati. Salsicce, formaggio, pomodori, melanzane, pasta, una tonnellata di basilico, frutta, cereali, latte, sciroppo d'acero, preparato per pancakes e mashmellows. Più una cassa di birre e un vino spagnulo.

Ci avviamo verso mezzogiorno. Chiara, la donna del Baffo, e la sua amica ci raggiungeranno con l'altra macchina, alla sera. Nel truck ci sono tre tende, quattro sacchi a pelo, una chitarra, due flauti e un violino, coperte e copertine, alimenti e una caraffa da 5 litri per l'acqua.

Dal Massachussetts ci vogliono un quattro/cinque ore.
All'approssimarsi al confine con il Vermont il paesaggio cambia radicalmente. Le urbanizzazioni si fanno più rade e i campi coltivati a frumento lasciano spazio a distese di foreste che si perdono all'orizzonte...

Non vuole essere una licenza poetica, questa dell'orizzonte.
È davvero l'unico orizzonte frattale che ho visto in vita mia...non una linea, ma il contorno irregolare di una foresta infinita.

Come suggerisce il nome, il Vermont è verde e pieno di monti.

Ora... pare che una studiosa napoletana, trasferitasi prima in Spagna e poi di istanza a Boston, abbia empiricamente provato che 40 km al giorno di bicicletta non servono a un cazzo se vuoi fare hiking su una montagna con l'80% di pendenza.

Ovviamente, dei quattro giovani hikers, io ero la pippa.
Loro si mettevano capa sotto e salivano come caprette i pendii scoscesi del maledetto monte.
Io ogni 12 passi pensavo di star perdendo un pezzo di me. E non in senso metaforico.
Vedevo loro farsi sempre più piccolini e, come sempre mi succede quando faccio qualcosa su questo stile (vedi il Cammino di Santiago, le escursioni alla Sierra di Cádiz, etc etc), ho cominciato a menare santi e madonne per il cammino chiedendomi compulsivamente: ma chi cazz m'ha cecat a mme 'e venì 'ccà?

La verità è che, una volta arrivati in cima, è una grande soddisfazione guardare giù e dire a te stesso "Hai visto? Ce l'abbiamo fatta!".
(Il plurale maiestatico, che sovente utilizzo dopo sforzi disumani come questo, è dovuto alla mancanza di ossigeno al cervello e all'insorgere, durante la scalata, di un numero indefinito di personalità si cui neanche conoscevo l'esistenza, di cui alcune -ho scoperto- sono anche suicide!).

Se ci penso mi viene da ridere...Chiara mi ripeteva "vabbè, neanche fosse uno dei difficili!"
"Uh Signuri!" pensavo io "Ma perché?...ce n'è uno ancora più difficile?"

A scendere però, sono proprio brava...
Fregandomene delle possibili conseguenze a rotule e giunture, correvo e rotolavo per il pendio della montagna, in mezzo all'erba alta, felice solo del fatto che esistesse la gravità e che presto sarei arrivata a una pianura.

La sera si è fatto il barbecue con le salsicce.
E si è suonato musica irlandese e napoletana.
Io alla chitarra e Baffo ai fiati e al violino.
Sarà stato per lo stato di ebrezza, per la stanchezza, lo sforzo o l'allegria, ma mi è sembrato divino quel piccolo intervallo musicale...
Deve essere sembrato divino anche ai vicini, perché alla fine ci hanno applaudito.
L'unica nota negativa erano i mashmellows...
Disgustosi è un eufemismo.

Passare la notte nella foresta è un po' come perdere il privilegio dello status di "civilizzato".
Ci sono mille rumori sconosciuti. Un po' come nel film, Totò, Peppino e i fuorilegge quando Titina de Filippo dice "Ma che specie 'e bbestie c' stann int'a stu post"...
E stai lì, nella tua tendina, con le orecchie appizzate, pensando:
"Ci stanno gli orsi in Vermont?... E i lupi? Mi sono portata un coltellino svizzero? Avranno sentito l'odore delle salsicce e si saranno avvicinati? Gli orsi mangiano carne? E i cinghiali? Ci saranno i cinghiali? Ma dove l'ho messo lo spray al peperoncino? Oddio, devo fare la pipì...mo' mi trattengo..."

Alla fine ti addormenti.
Per me è stato il sonno più bello degli ultimi, degli ultimi molti mesi.

Dopo alcune settimane ho visto il film "Into the Wild", un film diretto da Sean Penn (sic) - in Italiano si dovrebbe chiamare "Nelle terre selvagge". È la storia, basata su fatti reali, di un giuovane ammericano Christopher McCandless, che dopo la laurea abbandona tutto, dona i fondi che gli servivano per iscriversi ad Harvard in beneficenza e intraprende un lungo viaggio di due anni su e giù per gli Stati Uniti, con meta finale l'Alaska. Poi ci muore, in Alaska, come un fesso... ma vabbè...

E m'è venuta nà voglia ...
Ma mi conosco abbastanza bene e so che se lo emulassi, per il cammino comincerei a piangere e a bestemmiare -come al solito- e credo che mi impalerei prima di arrivare alla meta. Molto, molto, molto prima...
(E poi, se dessi in beneficenza quello che ho sul conto in banca, gli indigenti stessi mi sputerebbero in faccia) ...

Perciò dovete farmi una promessa:se vi dico "Ho deciso, me ne vado in Alaska!", chiamate la neuro.

Ps. Il film è splendido. Lo consiglio.

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