29 sept 2011

L'auto e le sue varianti...

Forse solo l'autocommiserazione è peggio dell'autoelogio. L'automobile va bene. L'autorità non sempre. L'autoanalisi sì, e anche l'autocritica. Così si evita uno di quei lussi borghesi tanto alla moda oggigiorno, ossia la visita settimanale allo stizzacervelli, che fa tanto "Desesperate&Chic". L'autonomia, dipende. Se è personale, sì. Se è territoriale, che noia. L'autostop è comodo. E io non ho mai negato un passaggio a nessuno. L'autore è una categoria ambigua. L'autoerotismo è un posto meraviglioso dove non esiste autogamia. L'autoritratto è un'autoproduzione. L'autolatria è un processo di autoctisi che fa bene all'autostima. L'ironia è perdere l'autobus...

10 mar 2011

Colazione da Paolo Garimberti: Ferrara, Sgarbi e Contumelie (o, de la Fiera della sicumera e della millanteria)

Sono talmente indignata, che quasi mando una mail di contumelie e bestemmie alla RAI.
Non cambierebbe nulla, lo so, ma ho un bisogno impellente di insultarli.

Stamane, come tutte le mattine, mi sono ritagliata una mezzora per leggere il giornale.
(Un'abitudine che dovrò abbandonare, viste le conseguenze)
Nella prima pagina di Repubblica Online, tra una riforma della giustizia (del nostro amato Dott. Angelino Alfano), un Bossi insoddisfatto e il risveglio di una Confindustria che ammette l'esistenza di un "problema petrolio" (cos' 'e pazz'!) che impedisce la ripresa economica, spicca un articolo che sembra più una beffa che una notizia.


Lunedì 14 marzo, in prima serata, comincerà il programma "Qui Radio Londra" dove Ferrara opinerà sulla situazione politica attuale (Ahi lasso, quanti ossimori concettuali in cotante poche parole).

Ma è così. Un altro punto (negativo, Nda) per la TV di Stato. Dopo l'annuncio di un prossimo programma di Sgarbi (!) che andrà in onda ad aprile in prima serata e che già pregusto come un paiolone di convinzioni senza né capo né coda, condite da un linguaggio sublime -evidente ossequio ai maggiori poeti e prosatori della nostra amata patria- questa di Ferrara è un'ulteriore mazzata che non so se la mia ulcera sarà in grado di sopportare.

Quanto guadagnerà? gli chiede il giornalista.
E Ferrara risponde: "Tremila euro a puntata, 15 mila euro a settimana. Contratto di due anni, opzione per il terzo" [sic].

Gentili signori,
Non so voi, ma io sono abbastanza seccata che si paghi Ferrara per esprimere un’opinione (che già sappiamo, aggiungerei):
 
Non è il prezzo che mi offende (anche quello, perdio! Ché io, quindicimila euro, non li guadagno neanche in un anno lavorando come ricercatrice, così come non li guadagna uno che lavora in fabbrica) ma la proposta: perché non mettere un un babbuino a scorreggiare in prima serata? Ha lo stesso valore culturale/politico.

E il prezzo, sì. Anche quello mi turba: in un momento di crisi, dove Istituti di Ricerca non trovano finanziamenti, dove il livello di povertà ha raggiunto limiti incredibili, dove il debito pubblico è di 1.838,296 miliardi di euro (luglio 2010) uno dei più alti di tutti i Paesi occidentali (superiore al 110% rispetto al Pil), pagare somme tali a lacchè e pagliacci da circo di provincia mi sembra un affronto a chi, con umiltà e con fatica, lavora giorno dopo giorno per garantirsi la sopravvivenza.

Perché non parliamo di vivere. No.
A noi non è dato tale lusso.
Parliamo di sopravvivere.

Sopravvivere lontano da casa, dalla famiglia, dagli amici, da quella che è stata la propria culla, la terra dove ognuno di noi è maturato come "frutto di innumerevoli contrasti d'innesti" e che, nel bene o nel male, ha determinato il proprio percorso, come Itaca per Ulisse. Con la differenza che, personalmente, a Itaca, non ci voglio più tornare.
Non con le attuali condizioni di assuefazione alla volgarità e alla mediocrità culturale.

O, anche, sopravvivere in quella terra senza futuro dove l'unica cosa concessa è il diritto di abbassare la testa di fronte alle porcherie e agli scandali che contaminano la vita quotidiana dei miei compatrioti (tanto a livello locale, come nazionale).

La peculiarità evolutiva dell'essere umano è l'adeguarsi all'ambiente che lo circonda e modificarlo secondo le sue necessità. 
Gli italiani hanno imparato ineccepibilmente la prima lezione. 
Si adeguano così bene che hanno finito per trasformarlo in virtù: accettano essere schiavi con un certo piacere masochista, come se il "sopportare" fosse un valore aggiunto, una nobile capacità non di tutti...

Radio Londra, poi.
Quanto è vero che l'Italia non ha una memoria storica.

Ma sono i dettagli quelli che fanno di un quadro, un'opera d'arte.

In primis, l'attacco alle "capere" che frugano tra le pieghe della vita del Premier.
"Crociata neopuritana", la chiama.
E vabbè...
"Sull'inchiesta di Milano però ho le idee chiare: è un processo stregonesco, messo in piedi da pedinatori, giornalisti e magistrati. Un boomerang per gli oppositori del premier"

Questa affermazione è di una tale indecenza che vorrei sapere se il giornalista che lo ha intervistato (tal Goffredo de Marchis) è tornato a casa con la voglia disperata di fare

"C:\cervello\09032011\intervistagiulianoferrara.bat"
"@deletefile\intervistagiulianoferrara.bat"

per eliminare anche l'ultima traccia della spiacevole esperienza o se davvero s'è sentito protagonista di un'intervista come quella di Lamberto Sechi a Montanelli (se la sua risposta fosse la seconda, non mi turberebbe: in fondo anche Giorgia Meloni è giornalista! [vedi nota al fondo])

e infine:
"Non sono Biagi, non accarezzo il pelo del gatto nel verso giusto. Ho messo in conto le critiche."

E qui, come dice un caro amico, inevitabilmente prudono le mani.


Nota al fondo. La Meloni nel suo recente articolo (pubblicato su Il Giornale, dove se no!) sul 17 di marzo ci delizia, tra lacrime e sangue, sul nuovo compleanno collettivo italiano. I famigerati 150 anni dell'Unità d'Italia. Nobile tentativo, se si pensa che Bossi sta cercando, almeno da 40 anni, di scardinare questa unità. E passi pure che l'articolo della giornaministra può essere letto come una piaggeria ai Savoia (perché ci siamo uniti sì, ma sotto lo stendardo di un re straniero giacché mi sembra che la Borgogna fosse francese e non italiana) ma dire "E sono colpevole di apologia del fascismo se ritengo che la data di nascita della nazione italiana si collochi nel Risorgimento e non nella Liberazione" (sic) è da analfabeti storici.

7 mar 2011

Coccigi e manici di scopa: la solidarietà a 160km/h

Questo fine settimana ho passato almeno 8 ore in moto. Risultato: gravi lesioni al coccige e una stanchezza fisica pari a quella che si prova dopo una giornata di lavoro nel campo. Con la differenza che le calorie bruciate in moto sono, più o meno, zero.

Ad un certo punto, il dolore si fa così pungente che cominci a pensare: "adesso mi tiro giù dalla moto in corsa!" "Per favore, un incidente, adesso...mo' mo', obbì!".
Anche se gridi, chi guida non ti sente e non c'è un codice specifico per dire: "fermati un momento, cazzo! ché mi duole il culo". E se gesticoli davanti al casco di chi ti sta davanti, quello pensa che stai allucinando col paesaggio e, semplicemente, annuisce lateralmente con fare soddisfatto.

Se leviamo l'angustia della posizione a bauletto, andare in moto è spettacolare.
E visto che non puoi comunicare col tuo accompagnatore, si può trasformare in un ottimo momento per pensare.

In più, le strade statali della Galizia sono maestose, con foreste rossastre che circondano l'asfalto e fiumi che fanno capolino alla fine di pendii scoscesi, con piccole cascate d'acqua che marcano un prima e un dopo della vegetazione, con campi verdi, colori terra e il sole che illumina tutto, facendo brillare la umida flora di questa terra.

Dopo aver fatto due volte il Cammino di Santiago, posso affermare che percorrere la Galizia a piedi è come essere dei fotografi specializzati in macro. Vedi i particolari, i dettagli, senti l'odore della legna bruciata, arrivi incluso a distinguere attraverso l'olfatto, il tipo di merda che impregna la zona, se è di vacca, se è di cavallo...

Andare in moto, è come avere un grandangolare: 180º di piacere visivo che abbracci mentre la moto va, rapida, attraverso odori e fotogrammi che si sfumano in altri odori e altri fotogrammi così velocemente che non si fa a tempo ad assimilarli. Ma hai una visione complessiva inebriante. Gli occhi si riempiono di strutture architettoniche complesse, ognuna con i suoi fuochi e la sua profondità.

Il passaggio più poetico di questo "cammino" fu un'aquila che, sulla via di Padrón, per pochi secondi si elevò sulle nostre teste, facendomi sentire come la protagonista delle righe di un racconto western...

Insomma: bene.

Lasciando a un lato la poesia, devo dire che i motociclisti sono strani.
Hanno un codice "solidario" (non posso evitare gli spagnolismi) estremamente primitivo. Si salutano con le due dita della mano destra a formare una "V" mentre corrono sul manto stradale, a partire da una certa cilindrata in su. 125cc è il minimo per formar parte di questa peculiare tribù fatta di persone senza volto e senza identità.

Sinceramente: è affascinante.

Nonso se considerarla un'attitudine totalmente classista o il prototipo di una concezione avanzata della solidarietà umana. Se uno lo guarda secondo la prospettiva "motocentrica", sono dei cazzoni che si riconoscono per uno status determinato unicamente dal "possedere una moto". Ma se si pensa che attraverso quel buffo travestimento fatto di calzamaglie, guanti, giacchette sbrilluccicose e a tratti ghey e caschi di cattivissimo gusto estetico, non ci sono differenze di colore, di ideologia, di sesso e religione ...è assolutamente affascinante.

En fin, è quello che l'essere umano dovrebbe fare. Cancellare le differenze e unirsi naturalmente sotto i principi di un'etica comune. Senza ideologie che marcano la differenza tra un "sono d'accordo" e un "sono contro"... senza colori che distraggono il personale, così abituato a dividere il suo essere in "quelli come me" e "quelli altro da me"...
Poco pratico in questa era.

Andare a 160km/h è una sensazione bellissima.
Ancor più bello sarebbe, potersi alzare e volare.
Invece si sta, come d'autunno sugli alberi le foglie, sul sellino...

2 mar 2011

Non è il titolo che fa il dottore....

E sempre a leggere il giornale, stai?

Eh. C'amma fa'...
Nonostante gli oltre 4 anni fuori dalla patria natia, non riesco ancora a sentirmi apolide e cittadina del mondo. Quel maledetto passaporto, specchio dei miei diritti e dei miei doveri, determina un'identità e un bagaglio difficili da dimenticare.
E che non so se voglio...
In fondo non l'ho scelto.

Non ho scelto di essere italiana. E, progressivamente, con la mia presa di coscienza politica, non so quanto firmerei il mio essere italiana, oggi.
Non so se firmerei l'essere spagnola: il paese della zeppola 'mmocc non è poi così diverso dalla mia Italia.
In più è una monarchia: sarei suddita e non cittadina, il che mi stranirebbe un po'...
Norvegia, Svezia, ...no. Stesso problema.
Inglese?  Iddio mi salvi...
Francese? ...

Europea sarebbe perfetto.
Cittadina Europea. Appartenente a una struttura sovranazionale.
È come un'identità senza identità.

Ad ogni modo, continuo a sentire la necessità perversa di sapere cosa succede nel mio Belpaese...e diciamo la verità: anche se non leggessi il giornale, un numero N di amici mi informerebbe ugualmente delle belle vicende nazionali e internazionali che accadono ogni giorno.

La notizia del momento, che mi ha fatto sorridere, è simile a quella raccontata dal Mancusi in Svezia quando, offrendoci uno spaccato della vita politica del Konungariket Sverige, ci deliziò con lo scandalo di una deputata era stata messa alla gogna e cacciata a pedate nel culo dal partito e dal parlamento per aver pagato con la carta di credito del partito un Toblerone.
Sì, un Toblerone.

Stavolta la fonte è Demetrio.

Il Ministro della Difesa tedesco si è dimesso perché ha copiato la sua tesi dottorale.
Lo scandalo Copygate!

(Ora, se si controllassero tutte le tesi dottorali, solo nell'Università dove lavoro, cadrebbero a fiocchi Cattedratici, Professori e Ricercatori emeriti. Tra cui un paio di colleghi...ma soprassediamo)


Dopo aver letto l'articolo, mi viene il veemente desiderio di sapere quanti dottori (PhD) ci sono nel nostro, di Parlamento.

Facciamoci un giro nel sito ufficiale.
Giusto così, per inciuciare sulla maggioranza che sta ora al Governo...

Nelle file del PDL, molti avvocati. Molti penalisti, ovviamente.
Niccolò Ghedini, Franco Frattini, Paolo Bonaiuti, Ugo Lisi, Maurizio Scelli, Cosimo Ventucci, Ida D'Ippolito Vitale, Mario Pescante, Giovanni Dell'Elce, Leo Maurizio, Antonio Martino.

Toh, guarda chi c'è! Un Angelino Alfano, Avvocato e PhD in diritto dell'impresa.


Effettivamente molti affiliati al Partito delle Libertà sono Dottori, sì, ma nel senso di medici.


(Forse è per questo che giustizia e Sanità sono il fiore all'occhiello del Paese)

Donne col Dottorato, due: Sbai Souad, donna, marocchina...(perché sta nel Parlamento Italiano? No, non è un nuovo razzismo illuminato... è una perplessità personale) e una Roccella Eugenia, con un dottorato non specificato (Dice: Laurea in Lettere; Dottorato di Ricerca...sì, ma in cosa?)

Un tal Stracquadanio Giorgio Clelio, diplomato al liceo classico e Giornalista. Un Cristaldi Nicolò, diploma scientifico e "Direttore di giornale" (sic). Un Pietro Franzoso, diplomato al tecnico. E Giancarlo Abelli,Giuseppe Angeli,Sabatino Aracu,Emerenzio Barbieri, Viviana Beccalossi, Luca Bellotti, Sandro Biasotti, Valerio Cattaneo e altre sei pagine piene piene di nomi di persone che hanno termminato gli studi prima che cadesse il muro di Berlino e senza passare dal "Via", si sono ritrovati comodamente seduti in una poltroncina di velluto rosso.

Beh, pensavo peggio.
Molti diplomati. Molti medici. E molti avvocati.
Qualche attrice (una è la Fiorella Ceccacci Rubino, a parte la nostra già famosa Mara Carfagna) e giornaliste senza laurea (Giorgia Meloni, Lella Golfo...)

(A saperlo che era così semplice diventare giornalista in Italia...)

Insomma, una buona parte di questi 630 premi nobel della politica sono senza né arte né parte. Una quantità immensa di gente, in Parlamento, che non so perché sta lì.
A parte i corrotti. Quelli, i corrotti, so esattamente perché stanno lì.

Donc, in sintesi.

Il PhD Alfano, (Ambito Giurisprudenza) autore della notevole legge intitolata "Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato" (legge 124/2008), ritenuta incostituzionale il 7 ottobre 2009 per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione. Di cui l'Art. 3 è uno dei fondamentali:

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

e due donne, una marocchina e l'altra italiana, sono i Dottori di cui ci possiamo fregiare.

Dovrò scrivere alla Merkel.
Ci desse Googleberg che le diamo, con gioia, Alfano.

13 oct 2010

Piccolo Spazio Pubblicità

Da un'idea sorta in una discussione con il Mancusi.

Una tesi dottorale sull'analisi funzionale dei nomi delle categorie del porno.
In un momento di solitudine spaziale, una donna apre porntube e rimane perplessa...(un uomo, si sa, non si perplime dinanzi a cotanta generosità!)

A parte l'eccesso di scelta (che fa molto american style) legge tutta una serie di nomi strani...
il rimming, che confonde al principio con "rimmel", quella canzone stracciapalle che disturbò irreversibilmente i suoi 13 anni...bbw, milf, soft, hard, cu 'o core, senza core, anema e core...

E pensa:

Non sarebbe molto più semplice mettere solo poche e sintetiche categorie? Almeno per quanto riguarda le modalità dell'atto, ossia: "da sotto", "da sopra" "davanti" "di dietro" ...che poi sono le categorie praticabili...

Perché non venite a raccontarmi che praticate "le forbici".
Lei in verticale con il collo a 90º sul suolo e le gambe in aria e lui incastrato tra le sue gambe.
O che normalmente -e mi riferisco alle donne- le gambe vi si piazzano non dietro alle orecchie, bensì dietro al torace, nella posizione più comoda concepita per un bipede: quella della "valigetta"...

Addentrandomi in questo buffo universo fatto di gemiti selvaggi -femminili- anche di fronte a dimensioni e prestazioni più che mediocri -maschili- quasi a sostenere l'ipotesi che gli uomini, sì, hanno un problema di compensazione, mi imbatto in una categoria.

"Rough"... che significa rude, selvaggio, brusco, violento...
Lei è una psicologa. Lui, non si capisce bene.
Lui entra nella consulta, piuttosto alterato.
Lei si spaventa.
Lui ci straccia i vestiti da dosso e comincia a menarla.
Lei dice: No..No..mmmh
Lui continua a menarla.
Lei continua a dire: No...no... mmmh

Ma, figlia mia, che cazzo dici a fare No, se poi ti piace.
Digli Sì. Almeno non ti vatte.



Ad ogni modo, ho visto posizioni a cui credevo potessero accedere solo esseri invertebrati.
E mi viene in mente quello scherzo/esperimento col quale si burlavano di noi quando eravamo piccoli:
"Prova a leccarti il gomito", dicevano.
...
"Prova una di queste posizioni", direbbero oggi.

Il risultato è frustrante in ambo i casi.

"H" come Hiking

Hiking...
Che?
Hiking!
E che è?

Escursionismo. Questa la traduzione.
Sulla carta ovviamente...con il Google Translator!

Eh sì, andiamo. Andiamo a fare questo hiking, in Vermont, questo fine settimana!
Tutta eccitata compro pantaloni per fare hiking, mutande da hiking, fazzoletti da hiking, zainetto da hiking...tutto hiking.

Col compagno Baffo e il suo truck azzurro Napoli (un vecchio modello del '70) andiamo a far un poco di provviste giacché, a parte fare hiking, pernotteremo in un bosco e quindi bosogna andare preparati. Salsicce, formaggio, pomodori, melanzane, pasta, una tonnellata di basilico, frutta, cereali, latte, sciroppo d'acero, preparato per pancakes e mashmellows. Più una cassa di birre e un vino spagnulo.

Ci avviamo verso mezzogiorno. Chiara, la donna del Baffo, e la sua amica ci raggiungeranno con l'altra macchina, alla sera. Nel truck ci sono tre tende, quattro sacchi a pelo, una chitarra, due flauti e un violino, coperte e copertine, alimenti e una caraffa da 5 litri per l'acqua.

Dal Massachussetts ci vogliono un quattro/cinque ore.
All'approssimarsi al confine con il Vermont il paesaggio cambia radicalmente. Le urbanizzazioni si fanno più rade e i campi coltivati a frumento lasciano spazio a distese di foreste che si perdono all'orizzonte...

Non vuole essere una licenza poetica, questa dell'orizzonte.
È davvero l'unico orizzonte frattale che ho visto in vita mia...non una linea, ma il contorno irregolare di una foresta infinita.

Come suggerisce il nome, il Vermont è verde e pieno di monti.

Ora... pare che una studiosa napoletana, trasferitasi prima in Spagna e poi di istanza a Boston, abbia empiricamente provato che 40 km al giorno di bicicletta non servono a un cazzo se vuoi fare hiking su una montagna con l'80% di pendenza.

Ovviamente, dei quattro giovani hikers, io ero la pippa.
Loro si mettevano capa sotto e salivano come caprette i pendii scoscesi del maledetto monte.
Io ogni 12 passi pensavo di star perdendo un pezzo di me. E non in senso metaforico.
Vedevo loro farsi sempre più piccolini e, come sempre mi succede quando faccio qualcosa su questo stile (vedi il Cammino di Santiago, le escursioni alla Sierra di Cádiz, etc etc), ho cominciato a menare santi e madonne per il cammino chiedendomi compulsivamente: ma chi cazz m'ha cecat a mme 'e venì 'ccà?

La verità è che, una volta arrivati in cima, è una grande soddisfazione guardare giù e dire a te stesso "Hai visto? Ce l'abbiamo fatta!".
(Il plurale maiestatico, che sovente utilizzo dopo sforzi disumani come questo, è dovuto alla mancanza di ossigeno al cervello e all'insorgere, durante la scalata, di un numero indefinito di personalità si cui neanche conoscevo l'esistenza, di cui alcune -ho scoperto- sono anche suicide!).

Se ci penso mi viene da ridere...Chiara mi ripeteva "vabbè, neanche fosse uno dei difficili!"
"Uh Signuri!" pensavo io "Ma perché?...ce n'è uno ancora più difficile?"

A scendere però, sono proprio brava...
Fregandomene delle possibili conseguenze a rotule e giunture, correvo e rotolavo per il pendio della montagna, in mezzo all'erba alta, felice solo del fatto che esistesse la gravità e che presto sarei arrivata a una pianura.

La sera si è fatto il barbecue con le salsicce.
E si è suonato musica irlandese e napoletana.
Io alla chitarra e Baffo ai fiati e al violino.
Sarà stato per lo stato di ebrezza, per la stanchezza, lo sforzo o l'allegria, ma mi è sembrato divino quel piccolo intervallo musicale...
Deve essere sembrato divino anche ai vicini, perché alla fine ci hanno applaudito.
L'unica nota negativa erano i mashmellows...
Disgustosi è un eufemismo.

Passare la notte nella foresta è un po' come perdere il privilegio dello status di "civilizzato".
Ci sono mille rumori sconosciuti. Un po' come nel film, Totò, Peppino e i fuorilegge quando Titina de Filippo dice "Ma che specie 'e bbestie c' stann int'a stu post"...
E stai lì, nella tua tendina, con le orecchie appizzate, pensando:
"Ci stanno gli orsi in Vermont?... E i lupi? Mi sono portata un coltellino svizzero? Avranno sentito l'odore delle salsicce e si saranno avvicinati? Gli orsi mangiano carne? E i cinghiali? Ci saranno i cinghiali? Ma dove l'ho messo lo spray al peperoncino? Oddio, devo fare la pipì...mo' mi trattengo..."

Alla fine ti addormenti.
Per me è stato il sonno più bello degli ultimi, degli ultimi molti mesi.

Dopo alcune settimane ho visto il film "Into the Wild", un film diretto da Sean Penn (sic) - in Italiano si dovrebbe chiamare "Nelle terre selvagge". È la storia, basata su fatti reali, di un giuovane ammericano Christopher McCandless, che dopo la laurea abbandona tutto, dona i fondi che gli servivano per iscriversi ad Harvard in beneficenza e intraprende un lungo viaggio di due anni su e giù per gli Stati Uniti, con meta finale l'Alaska. Poi ci muore, in Alaska, come un fesso... ma vabbè...

E m'è venuta nà voglia ...
Ma mi conosco abbastanza bene e so che se lo emulassi, per il cammino comincerei a piangere e a bestemmiare -come al solito- e credo che mi impalerei prima di arrivare alla meta. Molto, molto, molto prima...
(E poi, se dessi in beneficenza quello che ho sul conto in banca, gli indigenti stessi mi sputerebbero in faccia) ...

Perciò dovete farmi una promessa:se vi dico "Ho deciso, me ne vado in Alaska!", chiamate la neuro.

Ps. Il film è splendido. Lo consiglio.

"G" come God

Il Massachusetts Institute of Technology, si staglia imponente, con la sua facciata neoclassica, su Mass Avenue, vicino a uno dei tati ponti che attraversano il fiume Charles. L’architetto è un tal William W. Bosworth, un protetto di Rockfeller Jr. che negli anni ’20, andò in Francia, a Parigi, per restaurare con i fondi dello stesso mecenate, nientedimeno che Versaille e Nôtre Dame de Paris.

Comunque, quando ha avuto carta bianca, ha progettato il MIT, una struttura ellenico-razionalista (in senso di architettura fascista, che guarda contemporaneamente al passato e al futuro) di colore bianco-sporco che con finte lesene e giochi di pieno-vuoto che danno un senso di profondità a una struttura che di per sé è piuttosto rigida e piatta.

All’ingresso, i soliti controlli.
Tesserino, perché sei qui, chi devi vedere, che devi fare, hai bombe, hai cocaina, armi bianche, armi nere...
Io gli ho risposto che, nonostante l’america nel 2009 avesse esportato 6795 milioni di dollari di armi, alla sottoscritta non le era arrivato neanche un taglierino.
Indi per cui mi hanno fatto passare.

Il Dipartimento di Linguistica e Filosofia è completamente diverso.
Opera dell’architetto visionario Frank Gehry (dovreste cercarlo su internet: è spettacolare), l’edificio è una sintesi brillante di funzionalità e movimento. Forme geometriche in piani distinti si intersecano dando vita a questo esempio di architettura contemporanea che unisce la bellezza allo stupore.
Dentro, il tutto è colorato, funzionale e minimalista.
Arrivo, perdendomi una trentina di volte, alla segreteria del Dipartimento. Sue, una donna rigida e formale mi fa passare e mi ritrovo davanti alla sua porta.

La prima volta, non avevo appuntamento. Ero andata un po’ alla napoletana pensando: “se va bene...bene, sennò nunfanient”... e Sue, dopo un po’ di storie e grazie a un appuntamento rimandato, mi ha infilato 10 minuti nella sua agenda.
La prima volta che l’ho visto ho pensato, nell’ordine: adesso svengo, adesso sicuro mi esce un qualcosa di stupido e faccio una figura di merda, oddio, devo andare in bagno, oddio non so parlare inglese, oddio sono pietrificata, uh! Assomiglia un po’ a Woody Allen...
e ho biascicato un: sorry, I’m confused.

Quello, l’importante è cominciare. Poi le cose vanno avanti da sè.
Il primo colloquio è durato poco.
Il secondo è stato più “easy”. Ero più tranquilla, la lingua non mi si attorcigliava e le mani non erano perennemente sudaticce.

Assomiglia vagamente a Woody Allen. Forse per quella smorfia che è a metà tra il sorriso e il ghigno. Forse per la comune matrice ebrea. Forse per quello sguardo secco e inflessibile con cui guardano il mondo. Il tono è musicale e la sua prosa è lontana da quel rap joyceano a cui sono abituata da quando sono venuta qui. Nonostante sia vecchio come il ceppo a forcella è un uomo con la lucidità di uno sparviero affamato.

È stata una delle esperienze più emozionanti della mia vita. Vedere le rughe, l'umanità, la carne di una persona che stimi tanto è stato bello come il primo bacio o la prima lettera d'amore. Come un simposio di tutte le "prime volte" della propria vita che, coordinate da un eccesso di adrenalina, scoppiano dentro e ti assordano come campane la Domenica delle Palme.

Non credo esista una parola o un concetto che possa descrivere lo stato d'animo di quel momento.
Stupore.
Stupore, forse.

Come lo stupore che si prova davanti alla bellezza.
Perché la conoscenza è bellezza. Ed è una bellezza che matura col tempo e che col tempo si fa più aggraziata e attraente.
E di questa bellezza non sarai mai sazio.

Non come i culi delle ballerine, parafrasando un mio stimato exfidanzatoamico