25 nov 2008

Caro Giulio, ti scrivo... così poi ricordi un po'...

Il 24 novembre del 2008, sul Corriere della Sera (online) appare, come d'incanto, questo sublime articolo, titolato Andreotti, stretta di mano e dialogo con Morucci.
E all'occhiello - come fosse un fiore - si legge: il faccia a faccia 30 anni dopo il sequestro ed il delitto
E qui, gli stralci della première dell'incontro tra il Senatore a vita, Don Giulio Andreotti e Valerio Morucci
Alla fine si stringono la mano; il rapitore di Aldo Moro dice «Lietissimo» e Giulio Andreotti risponde con un conviviale «Ciao». La serata è terminata, Valerio Morucci se ne va mentre il nemico d'un tempo consuma le ultime chiacchiere con gli altri ospiti. I quali hanno assistito alla stretta di mano e — prima — a un dibattito inimmaginabile nel 1978, nell'Italia del sequestro e dell'omicidio di Aldo Moro, dell'attacco brigatista al «cuore dello Stato». Trent'anni dopo i due rappresentanti delle Br e dello Stato di allora s'incontrano per la prima volta nel salotto borghese di un professionista romano, che periodicamente organizza appuntamenti letterari per una ristretta cerchia di conoscenti.
Chi è questo professionista romano che invita Morucci e Andreotti, la stessa sera in occasione di un appuntamento letterario privato?

Deve essere stato aggiacciante vedere Giulio Andreotti e Valerio Morucci presentare il libro di Luigi Manconi - tra le varie, marito di Bianca Berlinguer, primogenita di Enrico Berlinguer - Terroristi italiani (così si chiama il libro).

Vediamo un po'... dopo una breve e fortunata ricerca, scopro che il salotto romano è proprio quello di casa Manconi. Questi, come ex militante di Lotta Continua, può aver avuto accesso a Morucci, che ha ridotto i suoi n-ergastoli ad una ventina d'anni grazie all'attuale legge italiana che favorisce e privilegia non solo i terroristi famosi ma anche mafiosi, camorristi ed altri esponenti noti o meno noti della Bella Italia per poi reinserirli honoris causa et cum laude nel tessuto sociale italiano - (diciamoci la verità, Manconi è un sociologo e anche, evidentemente, un acuto promoter: chissà come stanno andando le vendite del libro dopo questo evento sensazionale) - ma Andreotti?

mumble mumble...

Bene. Bianca Berlinguer, parente di Francesco K. (Cossiga per gli amici) e sorella di Laura Berlinguer (che lavora a Studio Aperto) - povero Enrico - non deve aver avuto eccessivi problemi nel coinvolgere il vecchio gobbetto e trasladarlo dalla poltrona di velluto rosso del Parlamento a quella identica del salotto di casa sua.
«L'ideologia comunista prevedeva l'uso della violenza per la presa del potere, e passo dopo passo arrivi a giustificare la morte del nemico. La Dc era lo Stato che noi identificavamo con l'imperialismo delle multinazionali, e con Moro in mano pensavamo di poter dare la scossa finale a quel sistema». Andreotti lo interrompe: «Ma prendere Moro è un controsenso, perché lui aveva idee diverse...»
Quest'uomo o è un genio nel girare le frittate e far quello che casca dalle nuvole o s'è beccato un Alzheimer galoppante. Mi sembra storicamente evidente il controsenso.
Le brigate rosse, ideologia comunista, evviva il proletariato e fischia il vento rapiscono e uccidono probabilmente l'unico politico che voleva attuare una policy di apertura nei confronti del partito comunista italiano.

Due sono le cose: o si deve pensare che le Brigate Rosse altro non sono che dei pescetielli di cannuccia o mi sembra che proprio tutto tutto non sia stato detto.

e Morucci: «Avremmo dovuto comprendere la complessità del sistema, mentre la visione ideologica porta a semplificare tutto». Le lettere di Moro prigioniero, che Morucci distribuiva durante il sequestro, portarono l'ex br a cambiare posizione e a schierarsi (senza successo) per la liberazione dell'ostaggio: «Ma io porto il peso della morte di Aldo Moro, al di là delle condanne che ho avuto». E Andreotti, che guidava il «fronte della fermezza» inutilmente contrastato dallo stesso Moro e dalla sua famiglia, sente anche lui una parte di quel peso? «No — risponde senza tradire emozioni — C'era una guerra, che altro potevamo fare? Qualcuno sosteneva che le lettere di Moro non fossero autentiche...». Manconi interviene: «Non qualcuno, senatore. Lei e il suo governo!». Andreotti taglia corto: «Sì, beh... C'era grande confusione. Fu un momento di grandissima sconfitta. Eravamo in guerra. C'erano i morti di via Fani, le loro vedove che minacciavano di bruciarsi in piazza se avessimo trattato con le Br».

Non c'è dubbio: è l'Alzheimer. Trent’anni dopo Andreotti non sa ancora bene cosa è accaduto fino al punto di dimenticare che fu lui stesso, (nel 1976 era Presidente del Consiglio) a negare l’autenticità di quelle lettere! «Qualcuno sosteneva....» Ma faciteme 'o piacere!
Rispetto poi al fuoco delle vedove:

Questo è un dettaglio che Andreotti racconta da trent'anni, e da trent'anni smentito dalle due vedove degli uomini della scorta, nonché da un'intercettazione telefonica di quei giorni, quando la moglie del maresciallo Leonardi chiamò la signora Moro per negare la stessa notizia riportata da quotidiano. Qualcuno lo ricorda il senatore, che però insiste: «Venne da me a dirlo, non credo fosse un'altra persona che si spacciava per lei».

Andreotti ascolta attento e chiede: «Avevate la sensazione di un grande influsso americano?». Morucci: «Certo, enorme». Perché, non era così senatore? «Insomma. Bisognerebbe distinguere periodo per periodo». Il dibattito finisce e gli ospiti si accomodano a mangiare qualcosa, chiacchierando fra loro più che con i due protagonisti della serata. Morucci regala ad Andreotti un suo libro, con tanto di dedica, il senatore ringrazia. Poi il commiato: «Lietissimo», «ciao».
Gladio, P2, il tentato Golpe Borghese, di cui la Storia Italiana postcostituzionale non fa menzione...non hanno nulla a che vedere con gli Stati Uniti e l'influsso americano...

Tzé. Del Golpe Borghese, poi - oltre al danno anche la beffa - gli italiani si resero conto solo tre mesi dopo grazie a un titolare del Paese Sera: Piano eversivo contro la repubblica, scoperto piano di estrema destra.
Junio Valerio, dopo il fallimento si rifugiò nientedimeno che a Cádiz...
(Flavia sulle orme di Junio)

Ad ogni modo, tutto bene quel che finisce bene.
I due compagni di merenda si salutano e ognuno va per la sua calle...

Due domande quindi.

1. E Moretti?

2. Dopo che gli italiani non si accorsero di un tentativo di colpo di stato e permisero ad Andreotti et al. di governare quarant'anni, c’è ancora da stupirsi di Berlusconi al potere e l'incapacità di vedere il suo Regime?


Allego un paio di audizioni di Morucci... così, en passant:
Si trattava di domande per esteso del tipo: «Quanto la Democrazia cristiana è coinvolta con il Sim? Quanto è coinvolta nelle stragi di stato? Quali sono i canali decisionali?” al che il Presidente della Commissione Pellegrino dice “Lei e altri brigatisti avete sempre sostenuto che in realtà Moro non vi avesse detto sostanzialmente nulla o che, per lo meno, non avesse dato conferma dell'esattezza del modello teorico del Sim, che era la cosa cui voi tenevate. Si tratta di una valutazione che personalmente non condivido. Non mi sembra affatto che Moro non vi abbia detto niente, anzi vi ha detto moltissime cose e soprattutto abbiamo capito che ciò era accaduto quando a via Monte Nevoso è stata trovata la seconda parte del memoriale, l'edizione integrale e non quella purgata. La mia domanda è questa: potevano essere così cieche le Brigate rosse da non capire la deterrenza politica che era all'interno delle cose che Moro riconosceva, perché parlò di Gladio, parlò con estrema precisione della strategia della tensione, parlò della connivenza e della compiacenza di settori della Democrazia cristiana con la strategia della tensione, parlò di responsabilità interne e internazionali nella strategia della tensione. Perché avete sempre detto, e in qualche modo confermato un’opinione comune, a mio avviso sbagliata, che Moro non aveva detto nulla? O che per lo meno che le cose che diceva non erano utili? Ad un certo punto poi in una delle sue successive audizioni sul memoriale diceste: «Ad un certo punto avemmo l'impressione che il Sim avesse condannato a morte Moro». Questi in qualche modo in una dimensione internazionale poneva le sue dichiarazioni e l'idea che quel mondo lo condannasse a morte non avrebbe dovuto fungere da deterrente all'intenzione di ucciderlo?

Al che Morucci ribatte:” Signor Presidente, a questa domanda potrebbe rispondere molto meglio di me la «Sfinge», ossia Mario Moretti. All'epoca non ero messo a conoscenza di quanto Moro andasse scrivendo o dicendo. Ho letto parte di questo memoriale in carcere quando è stato allegato agli atti durante il processo. Posso dire che Moro non ha detto ciò che le Brigate rosse volevano sentire: ha parlato di una Democrazia cristiana completamente disorganizzata, di sezioni che non c'erano, di enormi difficoltà a far marciare le cose, di una Democrazia cristiana connivente in traffici, come ha detto lei, connivente con la strategia della tensione. Bene, tutte queste cose - per quanto viste oggi e viste con un'altra ottica possono essere rilevanti - contraddicevano l'assunto teorico delle Brigate rosse perché mostravano una Democrazia cristiana assolutamente impastoiata nei problemi di sempre. …… Posso immaginare la delusione di Moretti nel leggere quello che scriveva Moro, perché Moro stava dicendo la verità, ma non era quella che volevano le Brigate rosse. La fine di questa vicenda mostra la scarsa capacità di analisi politica del ceto dirigente delle Br (altrimenti non sarebbe finita in quel modo), il quale non ha saputo neanche cogliere, in un momento di contraddizione dell'assunto, degli elementi che potevano comunque essere utilizzati e reinquadrati, rivisitando le teorie per corroborare la propria azione. Anche perché, oltre alla scarsità di capacità politica, c'era anche una certa pressione, cioè si stava attenti a ciò che succedeva rispetto alla conclusione, allo svilupparsi di quella vicenda molto più che non a quanto Moro potesse corroborare le ipotesi delle Brigate rosse. Quindi, la concomitanza di questi due fatti probabilmente ha condotto all'incapacità di leggere ciò che lì era scritto…..”

A questo punto interviene di nuovo l’on. Fragalà e riportiamo qui per intero l’interessante dialogo:

FRAGALA’: “Mi scusi, Morucci, lei ha appena detto al Presidente di non conoscere ciò che scriveva e diceva Moro. Ma lei era il postino, che addirittura portava delle lettere i cui destinatari, dopo averle lette, le restituivano. E’ vero questo?” …………

MORUCCI. E’ abbastanza improbabile. Io lasciavo in alcuni posti le lettere che poi venivano ritirate da queste persone.

FRAGALA’. Lei non ha mai consegnato direttamente queste lettere?

MORUCCI. Assolutamente, questo sarebbe fuori da ogni criterio di sensatezza, più che di sicurezza.

FRAGALA’. Lei leggeva le lettere?

MORUCCI. Certo.

FRAGALA’. Quindi lei conosceva tutte le lettere di Moro, nel cc del sequestro.

MORUCCI. Onorevole Fragalà, visionando le carte ritrovate in via Monte Nevoso, ho scoperto che molte delle lettere scritte da Moro non mi erano state consegnate. Quindi, a monte, c'era un vaglio di queste lettere e una decisione da parte di Moretti di darmele per la consegna o meno. Le lettere scritte da Moro sono molte di più di quelle che ho consegnato. Ma io questo l'ho scoperto successivamente: all'epoca ero convinto che tutte le lettere scritte da Moro venissero consegnate. Invece non era così.

FRAGALA’. Lei ha fatto le fotocopie delle lettere che ha consegnato? ……………

MORUCCI. Sì, ma le restituivo a Moretti.

(fonte: democrazialegalità.it)


2 comentarios:

Falloppio dijo...

http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-6/cossiga-consigli/cossiga-consigli.html

Quando sostituiremo la vecchissima generazione politica?

Come diceva quel gobbuto cabarettista di governo: "cosa ugur alle nuove generazioni"?
- niente (immobile)
http://www.wikio.it/video/566534

Anónimo dijo...

Il malore di andreotti...
mi ricordo una vocina che gridava: "evvaievvieni!!!masiiii!"

Ed invece...
m'illudono.

Flavia