27 mar 2009

Se non siamo ancora stanchi, non ci stancheremo mai...(i mille volti di una medaglia bidimensionale)

Modena City Ramblers - La banda del sogno interrotto

La duplicità di questa affermazione mi affascina.

...Se non siamo ancora stanchi, non ci stancheremo mai.

Dove ci si situa?

Bene. L'allergia continua inesorabile a straziarmi parti consistenti di corpo. Il che mi fa pensare al karma, al formaggio e alla russia post-gorbacioviana. Non so perché. Il cervello è complesso, la psiche è un mistero e anche le mie connessioni neuronali. Mi sveglio come in un postsbornia, mi gratto e vado farmi la doccia. Mi gratto e faccio colazione. Mi gratto e leggo il giornale.Mi gratto. Migro al lavoro e mi gratto.
Mi gratto sempre.

Scendo a far colazione, l'unico momento nel quale non mi gratto perché con una mano stringo la tostada, con l'altra sorseggio il caffèlatte e leggo "La scomparsa dei fatti".

«I fatti separati dalle opinioni.» Era il motto del mitico Panorama di Lamberto Sechi, inventore di grandi giornali e grandi giornalisti. Poi, col tempo, quel motto è caduto in prescrizione, soppiantato da un altro decisamente più pratico: «Niente fatti, solo opinioni». I primi non devono disturbare le seconde. Senza fatti, si può sostenere tutto e il contrario di tutto.
Con i fatti, no.
(prefazione Marco Travaglio-La scomparsa dei fatti)

Come ben diceva Orwell: Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire. Ovviamente dagli anni 70 in poi questa premessa è andata modificandosi fino ad arrivare, in Italia, alla seguente situazione (e prendo in considerazione solo i periodici nazionali a tiratura più elevata):


Bella situazione. Il mito del non avere tempo. È questo che perpetua il dilagarsi dell'opinionismo.
E anche il monopolio delle testate giornalistiche aiuta.
E aiuta a nascondere i fatti. Ma chi è che li nasconde?


C’è chi nasconde i fatti perché non li conosce, è ignorante, impreparato,sciatto e non ha voglia di studiare, di informarsi, di aggiornarsi.

C’è chi nasconde i fatti perché non vuole rogne e tira a campare galleggiando, barcamenandosi, slalomando.

C’è chi nasconde i fatti perché ha paura delle querele, delle cause civili, delle richieste di risarcimento miliardarie, che mettono a rischio lo stipendio e attirano i fulmini dell’editore stufo di pagare gli avvocati per qualche rompicoglioni in redazione.

C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti non lo invitano più in certi salotti, dove s’incontrano sempre leader di destra e leader di sinistra, controllori e controllati, guardie e ladri, puttane e cardinali, prìncipi e rivoluzionari, fascisti ed ex lottatori continui, dove tutti sono amici di tutti ed è meglio non scontentare nessuno.

C’è chi nasconde i fatti perché confonde l’equidistanza con l’equivicinanza.
C’è chi nasconde i fatti perché contraddicono la linea del giornale.
C’è chi nasconde i fatti perché l’editore preferisce così.
C’è chi nasconde i fatti perché aspetta la promozione.
C’è chi nasconde i fatti perché quelli che li raccontano se la passano male.
C’è chi nasconde i fatti perché certe cose non si possono dire.


C’è chi nasconde i fatti perché è politicamente scorretto affondare le mani nella melma, si rischia di spettinarsi e di guastarsi l’abbronzatura, molto meglio attenersi al politically correct.


C’è chi nasconde i fatti anche a se stesso, perché ha paura di dover cambiare opinione.

C’è chi nasconde i fatti per solidarietà con Giuliano Ferrara, che è molto intelligente e magari poi si sente solo.

C’è chi nasconde i fatti perché i servizi segreti lo pagano apposta.
C’è chi nasconde i fatti anche se non lo pagano, ma magari un giorno pagheranno anche lui.

C’è chi nasconde i fatti perché il coraggio uno non se lo può dare.

C’è chi nasconde i fatti perché spesso sono tristi, spiacevoli, urticanti, e non bisogna spaventare troppo la gente che vuole ridere e divertirsi.

C’è chi nasconde i fatti perché è nato servo e, come diceva Victor Hugo, «c’è gente che pagherebbe per vendersi».
(prefazione Marco Travaglio-La scomparsa dei fatti)
Leggendo, mi viene in mente "Qualcuno era comunista" di Giorgio Gaber.
È così difficile mantenere la propia integrità, e non solo quella politica... è che, alla fine, gli sconti si fanno a tutti, anche quando sei amico della Signora Rinascente. Si declassa il crimine, l'immoralità, la facinorosità con una battuta ironica e un "eh vabbè, quello è fatto così!". Si giustifica, perché il porco cervello che ci accompagna è abituato a farlo, è abituato a giustificare e giustificarsi.
Non è l'elogio dell'integralismo. Ognuno ha il diritto di sbagliarsi. Ma perpetuare lo sbaglio, calpestare diritti e vie legali, non è concepibile. Si sbaglia, si paga.

Nel bel film Il Divo, Paolo Sorrentino fa dire ad Andreotti: Cristo disse di porgere l'altra guancia. Ma è pur vero che Nostro Signore, nella sua infinita intelligenza, di guance ce ne ha date solo due.

E allora significa che siamo in un loop. Che ci stanno caricando di mazzate sulla stessa guancia da 50 anni e che come in un grammofono scassato non riusciamo a girare il viso e, perlomeno, cambiare lato...non dico smettere di essere mazziati, solo cambiare la guancia (e sperare che ci si stanchi prima o poi).

E mi gratto. Stavolta in testa.

Dodici voci si alzarono furiose, e tutte erano simili. Non c'era da chiedersi ora che cosa fosse successo al viso dei maiali. Le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due.
(la fattoria degli animali-Orwell)
Ascolto la canzone parafrasandola nella mia mente e penso: Stanchi, no... non siamo stanchi. Non siamo stanchi di incassare...

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